domenica 20 febbraio 2022

LA PACE VIA DELL’ANNO 2010: COSI LO HA NOMINATO IL PAPA BENEDETTO XVI
Il Papa a l’inizio di questo anno 2010, ha invitato il mondo a mettere fine alla geurra e ha proclamato il nuovo anno “l’Anno della Pace” nel rispetando anche l’ambiente. E le ricchesse naturali devono essere amministrate con giustizia e saggezza. E “un obiettivo condivisibili da tutti”. Per questo ci vuole un nuovo sistema educativa e un un stili di vita che rispetta l’uomo e la natura. Oggi, la cultura della guerra e della morte cresce senza freno ne impedimento. Di pertutto si sente i gridi e i pianti degli uomini che non hanno protezione ne siccurezza difronte a quegli criminali per cui la vita umana e dell’ambiente gli servono per compiere il loro desiderio egoista. Questa pace la dobbiamo per prima realisarla nel cuore di ogni individuo, per poi la difondere attraverso l’umanità. La pace un impegno condivisibili da tutti: “ se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato”. A l’occasione della celebrazione del XLIII seisantatresima giornata mondiale della pace, il vertice essendo tenuto dai capi di stato a Copenaghen, sul tema del clima, l’urgenza si impone ancora sul piano globale. “Questo invito si rende ormai indispensabili ad adottare nuovi atteggiamenti e mentalità che indica tutti ad adotare nuovi stili di vita”, insiste ancora una volte il Papa Benedetto XVI durante la sua omelia della celebrazione della sollenità della Vergine Maria Santissima madre di Dio. Approfondendo il rapporto tra disarmo e sviluppo, il Pontefice ha sottolineato che “le ingenti risorse materiali e umane impiegate per le spese militari e per gli armamenti vengono di fatto distolte dai progetti di sviluppo dei popoli, specialmente di quelli più poveri e bisognosi di aiuto”. Questo fenomeno, spiega, “va contro quanto afferma la stessa Carta delle Nazioni Unite, che impegna la comunità internazionale, e gli Stati in particolare, a 'promuovere lo stabilimento ed il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale col minimo dispendio delle risorse umane ed economiche mondiali per gli armamenti' (art. 26)”. Citando la famosa frase di Paolo VI “Lo sviluppo è il nuovo nome della pace”, il Vescovo di Roma invita gli Stati “ad una seria riflessione sulle più profonde ragioni dei conflitti, spesso accesi dall'ingiustizia, e a provvedervi con una coraggiosa autocritica”. E conclude invitando gli stati e le persone impegnati nella guerra a soffermarsi, a riflettere e a trovarere soluzioni soddisfascenti verso la pace per tutti. 

Floribert Avonyima